Convento Carmelitani Scalzi

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UN BREVE PROFILO DI ANNA DI GESÙ
Beatificazione a Bruxelles il 29 settembre alla presenza di papa Francesco
‘Dio è lodato nei suoi santi. Oggi lodiamo Dio per la nostra consorella Anna di Gesù, per il dono che rappresenta per la nostra famiglia religiosa. Non è un personaggio, fra i tanti del passato, che abbia influenzato poco la vita del nostro Ordine religioso. La testimonianza della sua vita è un incoraggiamento per i carmelitani del nostro tempo a seguire con entusiasmo lo stile di vita di Santa Teresa di Gesù, a cui Anna rimase fedele per tutta la vita.
La vediamo davanti a noi come una donna eccezionale, "una religiosa degna di essere conosciuta in tutto il mondo per la sua vita santa e particolarmente esemplare". Una religiosa che, avvolta di umiltà, di penitenza e di semplicità, irradia intorno a sé la fiamma di una vitalità umana e di una forte spiritualità. La vediamo come una maestra di vita spirituale, contemplativa incomparabile e come un'anima instancabile nell'azione. È un modello di priora di un monastero carmelitano secondo il cuore della Madre Teresa di Gesù. Il suo più grande desiderio, durante la sua vita, fu quello di aiutare le sue sorelle a incontrarsi con la Santa, sapendo che lei era la migliore maestra per condurle all'incontro con Cristo.
Anna di Gesù nacque a Medina del Campo nel 1545. Trascorse la sua infanzia e adolescenza tra Medina del Campo e Plasencia. A 25 anni, nel 1570, entrò come carmelitana scalza nel Monastero di San Giuseppe di Ávila e professò come monaca nel monastero di Salamanca nel 1571. Conobbe i primi carmelitani scalzi, San Giovanni della Croce e P. Antonio di Gesù, a Mancera. Morì il 4 marzo 1621, all'età di 76 anni, nel Carmelo di Bruxelles. Visse 76 anni, di cui 51 come Carmelitana Scalza.
Anna di Gesù è una delle figure fondamentali e una testimone eccezionale dell'impresa teresiana: "Mia figlia e mia corona; non mi stanco di ringraziare Dio per la grazia che mi ha fatto portandoti nella mia famiglia", così scriveva Teresa di lei. I suoi settantasei anni di vita, trentasette fino alla morte della Santa e trentanove dopo, fanno di lei uno dei ponti più importanti nella trasmissione del carisma teresiano nella storia. Scriveva: "ho conosciuto la madre Teresa di Gesù, e lei mi ha trattato con familiarità; la conoscevo di vista e di parola, e per iscritto... e ho conosciuto quasi tutto di lei". I suoi primi dodici anni nel Carmelo si caratterizzano per aver condiviso da vicino con la Santa Madre i momenti decisivi nel dare forma allo spirito e all’identità dell'Ordine: "Con me, anche se indegna, è noto che aveva un legame molto stretto e nei venti anni in cui visse in queste case di scalze, l'ho conosciuta per undici o più... e in questi undici o più anni sono stata con lei, in alcuni momenti abbiamo dormito perfino nella stessa cella e durante molti giorni abbiamo camminato insieme, e fino all'ultima settimana della sua vita non ha smesso di scrivermi, cosa che faceva molto spesso, e così ho potuto conoscere molto più di quanto io possa dire, e non riuscirò mai a raccontare tutte le sue virtù, che furono infinite".
Fu la figlia prediletta di Santa Teresa, e alla sua morte si incaricò di diffondere i suoi scritti, affidando a fra Luis de León la prima edizione delle opere della Santa (1588). Egli scrive nella famosa lettera prologo "se io non la vidi mentre era sulla terra, ora la vedo nei suoi libri e nelle sue figlie; o, per dirlo meglio, la vedo ora nelle Vostre Reverenze, sue
figlie, che è quanto di più può assomigliare al modo di vivere di lei e sono un ritratto vivente dei suoi scritti e dei suoi libri".
Ana di Gesù ebbe anche un forte legame con San Giovanni della Croce, così da essere considerata una sua discepola. Su richiesta di Ana di Gesù, San Giovanni della Croce commentò il "Cantico spirituale", dedicandolo poi a lei: "dichiarazione delle Canzoni che trattano dell'esercizio d'amore tra l'anima e lo Sposo Cristo, nella quale si toccano e si chiariscono alcuni punti ed effetti della preghiera, su richiesta di madre Anna di Gesù, priora delle Scalze di San Giuseppe di Granada. Anno 1584".
Ricoprì l’ufficio di priora e fondatrice in Spagna (Beas de Segura, Granada, Madrid) e portò il Carmelo scalzo femminile in Francia e nelle Fiandre. Ottenne la licenza per la fondazione dei Carmelitani Scalzi nelle Fiandre. Durante la sua vita, difese lo spirito e lo stile di vita, la "santa libertà" che Santa Teresa di Gesù aveva lasciato in eredità alle sue figlie, espressa nella fedeltà che mantenne sempre verso le prime costituzioni e il suo impegno a difendere il testo ‘teresiano’ del 1581.
Anna di Gesù fu considerata l'erede dello spirito di Santa Teresa. Fra Luis de León lo riconosce nella suddetta lettera-dedica alla madre priora Anna di Gesù e alle religiose carmelitane scalze del monastero di Madrid: "la vita che le Vostre Reverenze vivono e la perfezione in cui le ha poste la loro Madre, cos'altro è se non un ritratto della santità della Chiesa primitiva? Possiamo affermare che ciò che leggiamo nelle storie di quei tempi lo vediamo ora con i nostri occhi nelle loro abitudini; e la loro vita ci dimostra nelle opere ciò che, ormai per il poco uso, sembrava essere rimasto solo nei libri e nelle parole; e ciò che, letto ci stupiva e che la carne difficilmente credeva, ora lo vediamo realizzato in Vostra Reverenza e nelle sue compagne, che, distaccate da tutto ciò che non è Dio e affidate solamente alle braccia del loro Sposo divino, abbracciandolo con coraggio virile in membri fragili e teneri di donne, mettono in pratica la filosofia più alta e generosa che nessun uomo abbia mai immaginato..."
Anna ebbe la fortuna di vivere con Santa Teresa, trovando in lei una monaca umana: affabile, allegra, semplice e con un grande amore per la verità. Al suo fianco scoprì un Dio che cerca l’uomo, che vuole la sua compagnia, che non chiede altro che uno sguardo, una richiesta, frutto dell'amore e della gratuità. Al suo fianco scoprì uno stile di vita religiosa innovativo per l'epoca, dove si combinavano preghiera, solitudine, comunione, amicizia e lavoro. Capì che la preghiera è un dono e un impegno per chi prega, e scoprì che in questa "scuola di vita" e "collegio di Cristo", non si viveva tanto secondo "norme" e "asprezze", quanto con un grande amore per la Chiesa e un senso apostolico della consacrazione religiosa. Accanto alla Madre Teresa ella scoprì che nella comunità carmelitana non dovevano esserci privilegi per la provenienza delle candidate da famiglie nobili ma ‘tutte dovevano essere amiche, amarsi, volersi bene e aiutarsi reciprocamente’. Imparò che ciò che conta non è la dote portata dalla nuova arrivata, ma la qualità della persona e cioè se essa è capace di conoscere se stessa, di vivere in comunità, di pregare e lavorare. Scoprì che la vera ascesi è una "determinazione decisa" per la persona di Cristo, che relativizza tutto il resto e spinge al servizio. La mortificazione invece è lotta contro l'autosufficienza attraverso l'umiltà, il distacco e l'amore fraterno.
Coloro che la conobbero affermano che in Anna di Gesù "le grandi e profonde radici delle virtù teologali che praticava davano vita in lei a una libertà di spirito che la rendeva tanto elevata ed eminente in tutto ciò che intraprendeva". Proponeva un modello di preghiera nell'azione, un dinamismo creatore basato sulla carità che non soffoca mai la vita interiore e fa dell'attività umana una testimonianza dell'esperienza di Dio, grazie ai valori della fedeltà alla propria vocazione, alla sincerità, simpatia e amicizia, che offrono il migliore servizio all'obbedienza e al carisma.
Aveva una grande venerazione per i sacramenti, in modo particolare per l'Eucaristia e la Penitenza, per la Parola di Dio e per i sacri ministri e "per tutte le rubriche e cerimonie della santa Chiesa cattolica". La fiducia nel Signore, manifestata da un grande desiderio di vedere Dio, l'aiutò a sopportare con magnanimità e coraggio i dolori e le contraddizioni della vita. Aveva una grande devozione verso il Santissimo Sacramento, che si manifestava nella comunione quotidiana, non abituale all'epoca, e nella cura del culto divino, introducendo l'abitudine di esporre il Santissimo Sacramento e celebrare l'ottava della festa con Messa solenne. Si preoccupò di curare con attenzione la decorazione e la pulizia degli altari. Avendo saputo di quanto questi erano trascurati, ordinò di pulire e decorare adeguatamente gli altari delle carceri con cui veniva a contatto e li rifornì di paramenti e di tutto ciò che era necessario per la celebrazione quotidiana della Messa e l'amministrazione dei sacramenti.
L'amore per il prossimo, come manifestazione dell'amore di Dio, si manifestava palesemente nell'affetto che provava per gli altri. "Soccorreva i prigionieri poveri donando loro indumenti e altri oggetti necessari a ciascuno". Anna di Bruxelles riuscì a ottenere dall'Infanta Isabella Clara Eugenia la liberazione di tre prigionieri il giorno di San Giuseppe: "l'Infanta mantenne la sua promessa per tutto il corso della sua vita, anche dopo la morte di Madre Anna".
Nutriva un grande amore per la verità. Fin da prima dell’ingresso al Carmelo "non permise mai che la menzogna, causa di tante rovine nel mondo, entrasse nella sua anima".
Grazie ad Anna di Gesù, figlia del Carmelo spagnolo e fedele discepola della Madre Teresa di Gesù, ci rallegriamo e ringraziamo Dio, perché lei, che in vita fu una forte e sincera amica di Dio, aiuta noi carmelitani del XXI secolo, monache, laici e religiosi, a rimanere fedeli alla nostra vocazione, al carisma e allo stile di vita che ci ha lasciato la nostra Santa Madre per il servizio della Chiesa e dell'umanità attraverso la preghiera e il lavoro apostolico.
(a cura di P. Francisco Oreja provinciale della provincia iberica

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